Questa la descrizione di alcune delle caratteristiche
principali del fenomeno omicidiario in Cosa Nostra, così com'è stata illustrata dai
giudici della Seconda Sezione di Corte d'Assise del Tribunale di Palermo, nella Sentenza
del 12 aprile 1997 (Presidente, Vincenzo Oliveri - Giudice a latere, Mirella Agliastro):
<< Come è già stato autorevolmente affermato e messo in rilievo dalla copiosa
pubblicistica al riguardo, la peculiarità della cultura e dell'ordinamento di "Cosa
Nostra" si rivela, soprattutto, dall'analisi del fenomeno omicidiario; gli omicidi di
matrice mafiosa presentano, infatti, caratteri strutturali talmente singolari da
costituire una categoria assolutamente autonoma, non assimilabile ad alcun'altra
nell'intero panorama criminale.
L'organo dell'accusa ha tenuto presente tali peculiarità, illustrando lo scenario storico
ed il circuito criminale mafioso in cui vanno collocati gli omicidi oggetto di questo
processo.
L'omicidio mafioso non si verifica all'interno di contesti causali meramente
interindividuali, tali cioè da coinvolgere solo i conflitti di interesse ed i poteri di
autodeterminazione dei singoli individui protagonisti dell'evento.
Esso, infatti, riassume e rispecchia nel suo iter decisionale e nella sua attuazione la
dimensione superindividuale dell'organizzazione, in quanto costituisce lo strumento
privilegiato attraverso il quale "Cosa Nostra" manifesta la sua esistenza e
realizza le sue regole nella collettività sociale: la mafia uccide quando ritiene che
l'omicidio sia essenziale per difendere i suoi interessi. Tale significato ordinamentale
di ogni singolo omicidio si manifesta in tutte le fasi dell'iter criminoso.
Nella fase della decisione è la qualità delle vittime che determina il livello
istituzionale in cui la scelta viene assunta dopo una preventiva valutazione dei costi e
dei benefici dell'atto criminoso; in particolare, solo la commissione può deliberare o
autorizzare l'esecuzione di omicidi che riguardano esponenti delle istituzioni statuali o
di ceti professionali a causa dell'insorgere di gravi reazioni da parte dell'ordinamento
statale.
Rientra altresì nella competenza della commissione la decisione di omicidi concernenti
uomini d'onore, in quanto è attraverso la valutazione di tale supremo organo di
giurisdizione che si disinnesca il pericolo di faide personali o interfamiliari,
suscettibili di effetti destabilizzanti per l'intera organizzazione.
L'esecuzione di omicidi di ordinaria amministrazione, concernenti cioè vittime esterne
all'organizzazione, è sottoposta al vaglio preventivo di un livello istituzionale
inferiore, potendo essere deciso o autorizzata dai capi mandamento e dai capi famiglia
nella loro qualità di organi di gestione amministrativa dei rispettivi territori.
E' da precisare comunque che nessun uomo d'onore può decidere autonomamente ed eseguire
un qualsiasi omicidio, per quanto motivato da interessi personali, senza avere
preventivamente ricevuto un ordine in tal senso o avere ottenuto l'organizzazione
dell'organo competente.
La dimensione superindividuale dell'omicidio si manifesta anche nella fase
dell'organizzazione dell'esecuzione del delitto che vede coinvolti e partecipi una
pluralità di uomini d'onore, spesso appartenenti a famiglie diverse.
Il ruolo ed i compiti sono definiti e molteplici: vi è chi è incaricato di studiare le
abitudini della vittima; chi, approfittando della fiducia, è incaricato di condurla sul
luogo prestabilito per il delitto; chi ha il compito di procurare ed occultare le
autovetture rubate e che verranno utilizzate nella fase di esecuzione dell'omicidio;
coloro che forniscono e mettono a disposizione un luogo ove eseguire l'azione; coloro che
conservano le armi prima e dopo il misfatto; chi esegue materialmente il delitto e che per
lo più si tratta di killer specializzati e dotati di elevata professionalità criminale.
La maggior parte dei partecipanti non ha alcun interesse personale all'esecuzione
dell'omicidio; una volta che l'esecuzione del delitto è stata deliberata o autorizzata,
l'intera organizzazione è impegnata nel garantire il buon esito dell'operazione ed i
singoli partecipanti esercitano una attività doverosa che prescinde da qualunque
coinvolgimento di interesse personale.
Nell'ipotesi di omicidi deliberati dalla commissione, viene avvertito tempestivamente il
capo famiglia nel cui territorio l'omicidio deve essere eseguito per dare la possibilità
di adottare le necessarie precauzioni, per esempio avvisando eventuali latitanti o uomini
d'azione che esercitino attività criminali nelle zone teatro dell'azione.
Nell'ipotesi di omicidio di ordinaria amministrazione che deve essere eseguito in un
territorio soggetto alla sovranità di un'altra famiglia, occorre che il capo di
quest'ultima ne autorizzi l'esecuzione nel proprio territorio, ovvero può accadere che
egli si faccia carico di provvedere direttamente all'esecuzione con il proprio gruppo di
fuoco in nome e per conto della famiglia richiedente.
La conoscenza delle cruente vicende mafiose ha consentito di apprendere che
nell'eliminazione degli avversari "lo strangolamento" è una delle tecniche
preferite. La vittima viene avvicinata da persone che crede di sua fiducia, si allontana
tranquillamente dal domicilio, viene condotta in un luogo idoneo all'eliminazione, viene
quindi soppressa senza lasciare le tracce tipiche dell'arma da fuoco.
I familiari, che lo hanno visto allontanare tranquillamente, non denunciano subito la
scomparsa e lasciano inconsapevolmente agli assassini il tempo per fare sparire il corpo,
mentre le indagini si avviano con notevoli ritardi.
Dopo lo strangolamento con una corda a cappio, il cadavere viene in genere legato, posto
dentro un sacco della spazzatura e collocato nel portabagagli di un'auto rubata.
L'incaprettamento è un modo per disfarsi dei corpi degli uccisi, in quanto è la
posizione più comoda per infilarli dentro i sacchi, ma nulla toglie all'efferatezza degli
operatori, i quali hanno enfatizzato le pratiche di violenza per incutere nella
popolazione maggior timore.
Anche l'uso degli acidi per dissolvere i corpi degli uccisi si inscrive in questa logica
che accoppia l'efficacia del mezzo tecnico operato con la sua capacità di aggiungere
orrore all'ordinario orrore: i cadaveri vengono disciolti in fusti contenenti acido, entro
cui si dissolvono lasciando come unica traccia oggetti di metallo come orologi e preziosi
di altro genere, e vengono quindi immessi negli scarichi delle condutture (di tale macabro
rituale ha diffuso parlato Drago Giovanni: "....Avvenuto lo strangolamento, i
cadaveri si scioglievano nell'acido o a volte portati da..... Nino Scaduto, detto "u
carabineri", a Bagheria e venivano buttati in una spaccatura nelle rocce, in
montagna. L'acido è... abbastanza forte. Si prende la persona.... la vittima, si denuda,
gli si tolgono - se ne ha addosso - gli oggetti d'oro e viene messo in un fusto...quelli
dove di solito fanno da contenitore per l'olio. Vengono infilati qua e gli viene buttato,
appunto, questo acido che scioglie completamente tutto il corpo. Il contenuto del bidone
veniva buttato nel giardino..."; e della medesima metodica hanno riferito pure
Baldassare Di Maggio a proprio dell'eliminazione di Rosario Riccobono e dei suoi
fedelissimi, e Marchese Giuseppe a proprio dei delitti commessi dalla famiglia di Corso
dei Mille).
Altre volte i cadaveri vengono seppelliti, previo cospargimento con sali chimici, in
terreni appartati nella disponibilità di uomini d'onore o di persone a
"disposizione".
L'altra tecnica omicidiaria più diffusa prevede l'uso di armi da fuoco utilizzate dalle
singole brigate criminali; all'interno del gruppo primeggia il capo, il quale svolge la
funzione di coordinatore dell'azione e di tramite degli ordini impartiti dalla
commissione.
Durante la fase preparatoria alcuni componenti vengono incaricati di studiare le abitudini
delle vittime, i luoghi ed i percorsi, affinché l'azione possa essere eseguita più
agevolmente e con minori rischi.
Per la raccolta delle informazioni si fa affidamento su altri uomini d'onore o altre
persone a disposizione che conoscono le vittime o abitano nello stesso quartiere, ne
conoscono le abitudini e possono seguirne i movimenti senza destare i sospetti (nelle
vicende omicidiarie del presente processo hanno appunto assunto tale spregevole funzione
essenzialmente Spatuzza Gaspare e Giuliano Giuseppe).
La scelta del luogo teatro dell'azione viene preceduta da sopralluoghi per la
organizzazione logistica del delitto; le armi vengono affidate in custodia a persone di
fiducia dell'organizzazione e conservate in luoghi particolari lontani dalle abitazioni o
dai luoghi di frequenza dei componenti del gruppo per evitare il pericolo del ritrovamento
in caso di perquisizione.
La "battuta" è l'informazione sugli spostamenti della vittima, ricevuta la
quale il gruppo entra in azione, suddividendosi in più equipaggi utilizzando motociclette
ed autovetture che vengono in genere rubati poche ore prima dell'azione e successivamente
incendiati o altrimenti fatti scomparire.
I componenti degli equipaggi si mantengono in contatto tramite radio ricetrasmittenti
comunicando tra di loro gli spostamenti della vittima e le relative posizioni.
A breve distanza si tengono gli altri equipaggi in funzione di appoggio o copertura;
spesso un'altra squadriglia a bordo di una autovettura "pulita" segue il
commando che salirà a bordo e si darà alla fuga.
Lo studio e le analisi effettuate nel tempo sulle modalità, sulle motivazioni e le
finalità sottese a ciascun delitto, hanno consentito di distinguere varie tipologie di
omicidi mafiosi:
· omicidi mafiosi interni, consumati nell'ambito dell'ambiente mafioso
nel corso di conflitti o faide sanguinose;
· omicidi mafiosi esterni, che a loro volta ricomprendono varie
sottocategorie:
1. omicidi di collaboratori di giustizia e loro congiunti (i quali
violano le regole fondamentali di omertà e segretezza che assicurano l'impunità degli
associati e la sopravvivenza dell'organizzazione; gli omicidi che colpiscono persone
legate da vincoli di parentela ai pentiti si configurano come vendette trasversali ed
hanno lo scopo di scoraggiare dal proseguire la collaborazione);
2. omicidi di operatori economici (per l'esercizio della cosiddetta
funzione impositiva di "Cosa Nostra" ed il controllo delle attività economiche
legali);
3. omicidi di esponenti della criminalità comune (per imporre il
controllo delle attività economiche illegali, come espressione della "signoria
territoriale");
4. omicidi di esponenti delle istituzioni (eseguiti per riaffermare
l'egemonia di "Cosa Nostra" nei momenti di crisi o di conflitto con le
istituzioni legali) >>. |